Cosa sono i PIWI

Con il termine PIWI si intendono le varietà di piante da uva resistenti ed i vini che ne derivano. Il termine è l’acronimo tedesco della parola PilzWiderstandsfähige che significa letteralmente resistente al fungo. Ciò in riferimento alle patologie fungine Peronospora e Oidio, per le quali tali varietà hanno diverse forme di resistenza (non sono immuni). In alcuni casi queste piante sono resistenti anche ad altre patologie della vite, al freddo, così come allo stress idrico.
L’etimologia tedesca del termine è dovuta al fatto che le prime varietà resistenti iscritte in Italia ed introdotte in Alto Adige, provenivano dagli incroci fatti all’Istituto Statale di Friburgo. Tutt’ora quelle più vinificate in ambito PIWI sono di provenienza tedesca (Solaris, Bronner, Johanniter, Souvignier Gris).

Le resistenze alle malattie sono state acquisite attraverso l’incrocio interspecifico di piante del genere Vitis vinifera (sub. sativa) con piante di altri generi, ad esempio Vitis rupestris, Vitis berlandieri, Vitis riparia, Vitis amurensis ecc. Incroci fatti in modo naturale attraverso impollinazione, selezione dei semi e selezione delle piante, un processo che dura mediamente 10-15 anni prima di arrivare alla selezione finale e alla registrazione dei nuovi vitigni.

La storia dei PIWI arriva da molto lontano ovvero da fine ‘800, cioè da quando sono arrivate dal nuovo mondo la Fillossera (un insetto parassita), la Peronospora e l’Oidio (malattie fungine). Queste patologie devastarono i vigneti e ne misero a rischio la sopravvivenza stessa. Nell’affannosa ricerca di una soluzione, si sono iniziati a fare incroci ed innesti con piante selvatiche che avevano sviluppato molteplici resistenze in natura. Ora, non ti sto a raccontare tutta la storia ma puoi chiaramente approfondire qui a tuo comodo.

Nel corso degli anni si è arrivati ad avere diversi innesti resistenti alla Fillossera e nuove varietà di uve incrociate e resistenti alle malattie fungine. Un percorso che a fasi alterne ha visto pure l’Italia protagonista. Il tutto accantonato poi a favore di una viticoltura ‘moderna’ con un massiccio utilizzo di prodotti chimici sistemici. Il progressivo e veloce cambiamento climatico dell’ultimo decennio e la necessità di riduzione di fitofarmaci in viticoltura ha però riportato in primo piano il potenziamento genetico della vite con programmi di miglioramento che riguardano tutti i principali vitigni italiani. Questo sia attraverso il tradizionale perfezionamento varietale per incrocio/impollinazione, sia con le moderne tecniche di laboratorio direttamente sul genoma (TEA).

Le nuove varietà ed i vantaggi per l’ambiente e la salute

Le varietà PIWI attualmente in uso sono dei reincroci che arrivano ad avere fino al 95-98% di patrimonio genetico di Vitis vinifera e solo una piccola parte “selvatica” da altri generi di Vitis. Questo a tutto vantaggio dell’aspetto qualitativo che rende praticamente indistinguibili i vini PIWI da quelli da varietà tradizionali.
Inoltre, il reincrocio varietale ha consentito di avere più geni di resistenza per la singola patologia sulla stessa pianta. L’aspetto fondamentale dell’introduzione delle varietà PIWI e della loro diffusione sempre più ampia nel territorio nazionale è che oggi questi offrono la migliore sostenibilità disponibile. La loro “resistenza” consente di ridurre drasticamente l’intervento fitosanitario in vigna con conseguente risparmio di carburante per i mezzi agricoli e minore inquinamento dell’aria. Un ridotto utilizzo di risorse idriche e minore compattamento del terreno che ne favorisce la presenza di microrganismi e la biodiversità.
Da non sottovalutare quindi la possibilità per il viticoltore di operare in un ambiente più sano anche per chi vive in prossimità. L’unica nota non proprio positiva è che queste piante hanno costi superiori. Creare oggigiorno un nuovo vigneto PIWI è un investimento importante, sia in termini di tempo, sia economico. Questo spiega e giustifica anche il costo leggermente superiore dei vini PIWI rispetto a quelli più tradizionali. Inoltre i produttori di vini PIWI sono tutte piccole imprese. Generalmente a conduzione familiare, operano nel più alto rispetto dell’ambiente e con il fine di imbottigliare vini che li possano rappresentare al 100%. Molti di loro sono certificati Biologico o praticano la Biodinamica, piuttosto che la lotta integrata.

I Vini PIWI in Italia

In Italia la legge ha demandato alle singole regioni la decisione di quali varietà di uva possono essere autorizzate alla coltivazione. Ecco quindi che abbiamo situazioni diverse in ogni regione con varietà PIWI ammesse in alcune e non in altre. Diverse regioni non ne hanno ancora autorizzata nessuna.
Sono autorizzate nelle seguenti regioni: Piemonte, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Marche, Lazio, Abruzzo e Campania. Se vuoi sapere quali varietà sono autorizzate in ogni regione segui il link.

Ad oggi abbiamo 36 vitigni PIWI iscritti al Registro Nazionale delle Varietà di Vite provenienti da diversi istituti di miglioramento genetico della vite. Cliccando sul nome della varietà puoi vedere l’albero genealogico dell’incrocio ed avere altre informazioni varietali:
Dallo STAATLICHES WEINBAUINSTITUT FREIBURG – JULIUS K.HN-INSTITUTE GEILWEILERHOF: BRONNER, HELIOS, JOHANNITER, MUSCARIS, SOLARIS, SOUVIGNIER GRIS, CABERNET CARBON, CABERNET CORTIS, PRIOR, REGENT.
Dall’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE – VCR VIVAI COOPERATIVI RAUSCEDO: FLEURTAI, KERSUS, PINOT ISKRA, SAUVIGNON KRETOS, SAUVIGNON NEPIS, SAUVIGNON RYTOS, SORELI. E ancora CABERNET EIDOS, CABERNET VOLOS, JULIUS, MERLOT KANTHUS, MERLOT KHORUS, PINOT KORS, VOLTURNIS.
Dalla FEM FONDAZIONE EDMUND MACH – CIVIT CONSORZIO INNOVAZIONE VITE: CHARVIR, VALNOSIA, NERMANTIS, TERMANTIS.
Dalla scuola VALENTIN BLATTNER – REBSCHULE FREYTAG – VITIS RAUSCEDO: CABERNET BLANC, CABERTIN, PINOTIN.
Dall’istituto TRANSDANUBIAN RESEARCH INSTITUTE OF VITICULTUREAND ENOLOGY UNIVERSITY OF HORTICULTURE AND FOOD INDUSTRY – UNGHERIA: PALMA, POLOSKEI MUSKOTALY, PINOT REGINA.
Dal BREEDING STATION OF WINE GRAPE Ltd. – REPUBBLICA CECA: SEVAR.
Con il ritrovamento di una varietà selvatica “resistente” da parte di Marco e Francesco Ranchella la varietà RANCHELLA.

I vini PIWI rappresentano una nicchia nel mondo del vino in Italia, parliamo di circa 4000 Ha rispetto ai circa 700.000 totali. Una nicchia ma che è tuttavia in costante crescita malgrado la scarsa comunicazione che ne viene fatta nel mondo del vino. Assaggiare un vino PIWI è un’esperienza nuova che consente di scoprire nuovi aromi ed espressioni territoriali più vere. Molti di questi vini ottengono riconoscimenti e premi sulle Guide di settore più rinomate. Non temono confronto a livello qualitativo e spesso nelle degustazioni alla cieca con vini tradizionali vincono.

Se l’argomento ti sembra interessante puoi approfondirlo su Vini e Viti Resistenti.it. il mio spazio, nonché luogo di comunicazione dove scrivo di PIWI a 360.

Grazie per l’attenzione buona lettura e buona bevuta!
Luca Gonzato